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Lavoro di serie A e lavoro di serie B

Ciò che realmente sentono gli autonomi in questo periodo è il senso di una enorme ingiustizia verso di loro.

Vedono che se devono chiudere, nessun sindacato si preoccuperà di ricollocarli come invece avviene per le grosse imprese in cassa integrazione. Vedono che la giustizia italiana non li aiuta affatto a recuperare i crediti dei clienti morosi, vedono che tutta la lotta dei sindacati è diretta anche a proteggere gli impiegati pubblici, vedono che gli errori e le asinerie dei dirigenti pubblici sono permesse e magari anche premiate mentre loro se sbagliano sono soli e mazziati, vedono che il fisco si accanisce su di loro, vedono che e sanno che loro sono dimenticati da tutte le manovre governative.

Vedono poi che se hanno superato i 40 anni sono come carta straccia per questi governi ingrati, vedono i compensi dei politici e le mazzette che girano nelle grandi aziende d’ogni tipo per dare lavori solo ai preferiti immanicati, vedono la rete di amicizie e familismo che riserva commesse di lavoro ed ordinativi solo agli amici degli amici, vedono che la burocrazia è rapace e inefficiente, capace di fare attendere anni anche per una semplice specifica certificazione, capace di far gravare di costi inutili il già gramo lavoro.

Vedono che l’Europa è asservita a pochi potenti responsabili di questa crisi gravissima, assieme ai governanti scelti non dalla gente ma dai partiti che vivono come una casta sopra tutto il popolo. Vedono che la colpa di tutte queste cose non è dei tempi inevitabili ma di specifiche politiche e specifiche persone.

Ed allora, che mai può fare uno psicologo? Forse è meglio un neurologo. Ma se il Paese regredisse agli anni 50 con una nuova vita, allora sparirebbero la disperazione e le frustrazioni. (Ausonius)

Come darti torto caro Ausonius, l’amarezza che emerge è sacrosanta, visto che la speranza sarà l’ultima a morire, chi sa magari questo momento terribile ci farà capire chi siamo, cosa vogliamo fare, cosa sono le cose importanti della vita.

Descrizione Daniele Ielli

La comunicazione digitale è il mio lavoro, nonostante non sia nativo digitale, 45 all'anagrafe, (troppo) piccolo imprenditore, marito (da 21 anni) e padre (da 16), lavoro 1/2 giornata da molti anni (12 ore), cerco di fare del mio meglio per lasciare un mondo migliore.

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