Domenico De Masi, professore di sociologia dell’Università La Sapienza dice: “Si approfondisce la frattura tra nuovi soggetti “digitali” e vecchi soggetti “analogici”.
I primi sono più ottimisti verso il destino del pianeta e soddisfatti dell’ubiquità consentita dall’informatica. Si sentono cittadini del mondo; accettano la parità tra i sessi, il controllo delle nascite, la multi-razzialità, l’interculturalità, la globalizzazione. Convinti che si vive una volta sola, tendono a vivere bene qui ed ora; sono attenti all’ecologia; non fanno troppa differenza tra il giorno e la notte, tra i giorni festivi e quelli feriali; comunicano per mezzo di “nuovi esperanti” linguistici ed estetici; hanno un atteggiamento disinvolto verso la sessualità. Uniscono il nomadismo alla stanzialità.
Gli “analogici”, invece, sono diffidenti verso le novità; sono spaventati dallo sviluppo demografico, dall’immigrazione, dalla multi-razzialità; diffidano delle nuove tecnologie, rifiutano l’interculturalità, il controllo delle nascite, l’eutanasia; considerano la violenza, la corruzione, le guerre come flagelli inevitabili e crescenti; temono il futuro e mitizzano il passato.”
Per chi ha meno di trenta anni, non ci sono problemi sono nati digitali; invece per chi è nato nei mitici anni ’60, o addirittura nei ’50 la scelta, quando questa esiste, deve essere molto ponderata, soprattutto perchè la forbice tra i due soggetti tenta ad allargarsi ulteriormente attraverso lo scorrere inesorabile degli anni.
Mi sento molto molto digitale!
Daniele